La mia ricerca si basa sul Ri-Ciclo di scarti vegetali - semi, frutti, involucri, spine, foglie, rami, guaine fogliari, spate, radici, ecc - che raccolgo da piante coltivate in Italia tramite giardini e discariche del verde.

12 febbraio 2011

Jubaea chilensis

Il nome del genere è dedicato al re Juba II di Mauritania (I sec. a.C.), autore - si dice - di uno dei primi trattati di botanica. Esso comprende una sola specie, originaria del Cile, come l'attributo specifico afferma.

E' una palma maestosa (il suo sinomino non a caso è J. spectabilis), alta fino a 25 m; ha un tronco dritto e robusto, del diametro di 1 m e più, grigio-bruno, con tracce fogliari orizzontali e un pò ingrossato a 'botte' nella parte mediana. Le foglie sono pennate, verdi glauche e lucide, lunghe 4-5 m, precocemente caduche dopo il disseccamento. Il picciolo è inerme, ma dotato alla base di peli robusti marroni; il rachide si restringe progressivamente verso l'apice.
I numerosi segmenti, piegati a V, misurano fino a 60 cm e sono inseriti ai lati del rachide in un unico piano, o con un angolo molto aperto. Le infiorescenze (spadici con un solo ordine di ramificazioni) misurano fino a un metro e mezzo, originano tra le foglie e sono protetti alla base da vistose spate legnose, ruvide esternamente, lungamente persistenti.
I frutti sono commestibili, benchè non siano tutto sto sapore, dapprima verdastri, a maturità giallo-aranciato, misurano circa 5 cm e sono raggruppati in dense infruttescenze ramificate.
I semi sono dei 'cocchi' (detti coquitos in Cile) in miniatura contenenti al loro interno un'endosperma del tutto simile in sapore e consistenza a quello di Cocos nucifera.
Fu una delle prime palme ad essere importata in Europa, grazie alla sua rusticità, forse già dal 1600, a seguito delle esplorazioni degli Spagnoli nel continente sudamericano; dal 1858 di hanno notizie di questa palma nel settentrione d'Italia (sul lago di Garda e a Torino) e dal 1877 anche in Toscana.

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